La vicenda Diamanti è scandalosa, a nostro parere, non solo per il malcostume emerso relativo a certe prassi commerciali di banche e di società venditrici. Ma per l'assenza delle due Autorità (Banca d'Italia e Consob) che negano di poter dirimere le controversie dei malcapitati.
In breve, ecco i fatti ed i dettagli, emersi oltre che per l'inchiesta della nota trasmissione televisiva Report, anche grazie all'illuminante e corposo provvedimento all'Antitrust che ha sanzionato tanto le Banche che società venditrice (DPI): un operatore della Banca X sceglie uno o più correntisti che hanno nell'Istituto di credito il proprio portafoglio, e promuove e propone di comprare (rectius investire) diamanti (beni rifugio) da un Venditore (nel caso DPI), spacciandolo come leader sul mercato e mostrando al proprio Cliente le (false) quotazioni di una (ingannevole) pubblicità sul Sole24Ore. Il correntista selezionato, che della propria banca si fida, si reca, allora, proprio in Banca e ivi incontra il Venditore col quale conclude l'affare, ad un prezzo rivelatosi il doppio del valore effettivo (con commissioni di rilievo per tutti, Banche e Venditori).
Parrebbe davvero una vicenda “gigliata” da sottoporre alle due Autorità garanti. Peccato che nessuna delle due si senta “competente”.
Non trattandosi di un “contratto bancario” vero e proprio, bensì una compravendita di soggetti terzi (sebbene conclusa nei locali della banca) il gabbato non può rivolgersi all'ABF (Arbitro Bancario e Finanziario). A parere della Consob, non può nemmeno rivolgersi all'ACF (Arbitro per le Controversie Finanziarie) perché l'acquisto di diamanti non può considerarsi un investimento, e ciò anche se come tale è stato venduto. Infatti, secondo un noto Parere Consob (e il recente indirizzo decisorio dell'Arbitro stesso) l'acquisto di diamanti NON sarebbe un vero e proprio titolo liquidabile immediatamente sul mercato, ma costituirebbe un acquisto di beni fisici che possono esser utilizzati anche per altri scopi (ad esempio montati su un anello o esibiti come soprammobile).
Chi ha in mano i diamanti DPI sa bene le modalità con cui Banca e Venditore abbiano spacciato l'investimento come sicuro, con rendimento in crescita, utilizzando grafici e indici al pari di ogni altro strumento finanziario. Insomma, chi si trova in questa situazione certamente non aveva in mente il gioiello per la fidanzata.
Orbene, la più grande (recente) conquista nel campo della nostra disastrata giustizia è l'istituzione di Autorità Garanti e di procedure arbitrali e/o conciliative snelle che permettano una vera tutela del cittadino, che altrimenti sarebbe preclusa ai più. Grazie all'Unione Europea, infatti, oggi possiamo contare in pochi ma strategici settori, su una giustizia tendenzialmente gratuita (priva cioè di tasse, bolli, spese legali ecc...), assai competente - perché specializzata in settori complessi, efficacemente coordinata con il potere sanzionatorio dell'Autorità di riferimento: la giustizia degli Arbitri e delle altre Adr. E' grazie a queste istituzioni se negli ultimi anni si sono risolte migliaia e migliaia di controversie impensabili in Tribunale.
L' Arbitro Bancario e Finanziario (ABF) si occupa di dirimere i conflitti relativi alle attività e ai contratti fra cittadino e banca (in tutti i suoi aspetti, anche di trasparenza e correttezza negoziale). L'Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF) dirime le controversie relative agli investimenti ed ai relativi comportamenti negoziali, applicando una normativa di settore complessa, dove entrano in gioco i principi di adeguatezza dell'investimento, la corretta profilazione dell'investitore e altre pregnanti considerazioni di settore sulla bontà e nel merito dell'investimento proposto al cittadino.
In un Paese normale, il malcapitato sceglie se andare all'ABF ed agire verso la Banca, oppure all'ACF se avere giustizia sull'investimento che gli è stato rifilato in modo ingannevole. In un Paese virtuoso, poi, le due Autorità agirebbero insieme e coordinatamente nei reclami dei malcapitati, posto che le responsabilità abbraccino entrambi gli ambiti di propria competenza.
Ma allora, davvero non c'è Autority che possa gestire i reclami dei malcapitati? Davvero l'unico rimedio è rivolgersi ad un lento, incerto, costoso, estenuante processo civile? E ciò nella speranza che fra qualche anno, quando e se verosimilmente arrivasse giustizia, i Venditori esistano ancora e siano solvibili?
A noi pare una grave, irragionevole e gratuita cattiveria di Stato.
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